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Immagine del redattore Dr Maria Teresa Caputo

Come essere di supporto ad una persona che sta in una relazione violenta





Come essere di supporto ad una persona che sta in una relazione violenta Ci hanno insegnato che le relazioni degli altri non sono affari nostri e che non è educato immischiarsi. Per cui se ci troviamo ad assistere ad una situazione conflittuale, risulta difficile intervenire,perché la nostra prima reazione sarebbe quella di non fare nulla. Quando ci troviamo a osservare da fuori determinate dinamiche relazioniali, ci risulta chiaro quello che l'altra persona coinvolta all'interno della situazione non riesce a vedere. Nel mondo circa il 27% delle donne vive o ha vissuto una relazione violenta con il partner. È molto difficile, nonostante siamo in grado di vedere dall'esterno, capire quando agire. Ecco alcuni segnali di cui tenere conto per comprendere quando intervenire. Ci aspettiamo che l'altro sparisca quando è nella fase della luna di miele. Segnale numero 1: una persona a noi vicina si isola da noi e dalle che cose che normalmente ama fare Si tratta di un indicatore iniziale che spesso tralasciamo, dal momento che viene considerato un aspetto normalizzato nelle relazioni. Ci aspettiamo che l'altro sparisca quando è nella fase di luna di miele di una relazione. Facciamo spesso anche battute a riguardo: "Ora che sta con qualcuno, si è dimenticata degli amici". Segnale numero 2: presenza di ferite sul corpo o dolore di cui l'altro non vuole parlare Sebbene chi esercita la violenza sul proprio partner faccia in modo di non lasciare segni, potrebbe capitare di assistere a più di una circostanza in cui un'amica ha avuto una serie di "incidenti" casuali per i quali trova giusticazioni insolite. Bisogna inoltre fare caso al fatto che menzionano il non poter indossare cose che possono dare fastidio al loro partner o necessitano del suo permesso per fare acquisti. Segnale numero 3: violenza psicologica, controllo sulle finanze In genere, si tratta di aspetti che emergono allo scoperto con l'abusante che mette in atto una serie di azioni di controllo, atteggiamenti svalutanti e offensivi nei confronti della partner in presenza di amici e/o familiari. Nella vittima possiamo facilmente osservare tendenze a cercare di celare, a giustificare il comportamento del partner molto spesso attribuendosi la colpa in maniera irrazionale. Possiamo facilmente ritrovarci a sentire frasi come: "Non è nulla, posso gestire questa cosa". Se la persona a noi vicina sta lì a giustificarsi o a mettere toppe, proviamo a rimandare all'altro la consapevolezza di quanto si tratti di un comportamento anomalo e del fatto che non ci sembra una cosa giusta. Non sempre inoltre le persone in una relazione d'abuso appaiono in uno stato di oppressione come ci aspettiamo. Tutta la loro autodeterminazione, flessibilità, capacità di discernimento, autostima viene scavalcata dal gioco di potere che si instaura all'interno della relazione con il carnefice. Se abbiamo trovato tutti questi segnali, è bene parlare con la persona in questione in disparte. È importante che la persona venga vista in separata sede, soprattutto se ci sono probabilità che il suo telefono sia controllato dal partner. L'ultima cosa che vorremmo è mettere quella persona in una condizione di rischio. È importante che il confronto avvenga in un contesto sicuro, un'attività usuale come vedersi per discutere di un'attività di lavoro. Il modo in cui esordiamo in questa conversazione è fondamentale È importante che si assuma un approccio non giudicante, mostrandosi disponibili ad ascoltare e ad accettare quello che ci verrà detto. Bisogna tener conto che gran parte della capacità di controllo e di "agency" è stata rimossa a causa della relazione tossica e parte del nostro lavoro è provare a ripristinarla. Non deve andarci a genio quello che l'altro dirà ma dobbiamo rispettare le loro scelte, rimandando che a noi importa di lei e che tutto quello che vogliamo è assicurarci che stia al sicuro. Si può partire descrivendo l'episodio a cui abbiamo assistito, mantenendo il focus sui comportamenti osservati e non sul partner di per sé dal momento che questo può generare nella persona a noi vicina una reazione di difesa. Oppure, possiamo fare riferimento al fatto che non sono più presenti agli eventi di aggregazione con gli amici, chiedendo cosa sta succedendo, che qualcosa è cambiato. È importante mantenere una posizione di ascolto attivo, formulare domande aperte, manifestando curiosità e interesse. Una volta avuta questa conversazione, bisogna mantenere un flusso comunicativo aperto con l'amica in questione. Dobbiamo risultare quelli con cui parlare apertamente, a cui rivolgerci quando le cose diventano pericolose, con cui ci si sente al sicuro e non giudicati. Tuttavia, va fatto presente che ci vorrà del tempo prima che l'altro si renda conto che si trova in una relazione tossica. Per quanto siamo stati in grado di fare il primo passo, bisogna aspettare che la persona a noi vicina assuma la consapevolezza di essere in una relazione violenta superando lo stigma e la vergogna per parlarne apertamente. In media una persona fa ben sette tentativi per venire fuori da una relazione di abuso. Andare in frustrazione quando si scopre che non ha chiuso la relazione, non rispondendo più al telefono perché "non è stata a sentirci" significa rinforzare il potere del carnefice che assumerà ulteriore controllo su di lei. È importante non dimenticarsi di prendersi anche cura di sé in questi momenti, non è facile vedere qualcuno a cui vogliamo bene venire ferito. Bisogna trovare allo stesso tempo qualcuno a cui parlare di questa cosa, dando libero spazio a come ci si sente, evitando di esporsi su cose che possono mettere a rischio la persona a noi vicina. Ci sono momenti in cui ci risulta che passi da manifestazione di tristezza a successiva smentita di ciò rispetto alla relazione. Si tratta di un fenomeno destabilizzante per chi fa da supporto ma fa parte del prodotto di quel tipo di relazione tossica che sta vivendo. È importante in questi casi ricordarle quanto ci importa di lei e che può contare sempre su di noi. Se vige la preoccupazione che la nostra amica sia in pericolo ed eventuali bambini con lei, vanno aumentati gli sforzi. Si può tentare di cercare aiuto rivolgendosi ad altre persone fidate a cui parlare della faccenda, cominciare a costruire un piano per mettere al sicuro chi si trova in pericolo come cercare rifugi per donne vittime di violenza domestica nelle vicinanze dove collocarla. È di fondamentale importanza inoltre, non dimenticare che la vita di una persona conta molto di più della nostra relazione con lei, per cui se salvarla implica opporsi alla sua volontà, non abbiamo scelta. I centri antiviolenza disposti sul territorio dispongono di strumenti e conoscenze adeguate motivo per il quale è sempre meglio rivolgersi a loro prima di agire. Ci hanno insegnato che le relazioni sono complicate e che dobbiamo lavorare sodo per farle funzionare. Tuttavia è importante fare una distinzione tra lo scendere a compromessi in maniera sana e l'essere calpestati dal partner. Spesso, questo confine è evidente solo a chi guarda da fuori ed è importante fare qualcosa a riguardo quando ci accorgiamweo che qualcosa non va.



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