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Immagine del redattore Dr Maria Teresa Caputo

Perché procrastiniamo?

Sono le 11 del mattino. Sei a casa davanti al pc e devi scrivere la tesi entro una settimana per il tuo dottorato. Accendi il portatile e pensi "Fammi dare un'occhiata a Facebook". Esattamente 50 minuti dopo ti ritrovi ancora lì, facendo su e giù con il mouse a leggere i titoli dei post della home. Passa del tempo e finisci per sentirti non più nel mood di metterti a lavoro e rimandi la cosa al giorno dopo con il rischio che riprodurrai lo stesso ciclo anche domani. Ti rispecchi in questo modo di fare? È probabile che questo genere di comportamento ti faccia sentire in colpa. Tuttavia procrastinare non è proprio un difetto, ma qualcosa di assolutamente prevedibile se comprendiamo le dinamiche della motivazione. Ci sono diverse teorie sul perché procrastiniamo. Teorie sul perché procrastiniamo Alcuni sostengono che la ragione per cui lo facciamo sia la nostra incapacità di gestire le emozioni dolorose; altri sostengono che sia connesso ad un sistema di gestione del tempo inadeguato o al perfezionismo. Un altro punto interessante è la teoria secondo la quale la procrastinazione sarebbe collegata all'autostima. Il nostro bisogno psicologico primario fondamentale è appunto quello di essere visti dagli altri e da noi stessi come efficaci e competenti. Pur di soddisfare questo bisogno, siamo disposti a sacrificare gli altri bisogni. In poche parole, il fulcro sta nel bisogno di essere visti come degni di valore. Quando le cose ci vanno male siamo estremamente dipendenti da un feedback esterno - apprezzamenti da parte de nostro capo, un buon voto all'esame, il consenso dei genitori, l'essere assunti in prestigiose aziende, insomma l'apprezzamento da parte di figure autoritarie in grado di attribuire riconoscimento del nostro valore. Chi tende a procrastinare ha in mente una semplice equazione: "Quello che faccio equivale alle mie capacità, che a sua volta equivalgono a quanto valgo come persona". In poche parole rimandiamo sempre il lavoro che stiamo facendo perché abbiamo paura che i risultati non siano soddisfacenti, dal momento che da quei risultati dipende il nostro valore personale. Bella responsabilità, no ? Se la performance è uguale a capacità che è uguale al mio valore, l'unica cosa che posso controllare è il grado di impegno che impiego nella performance. Quando tendiamo a rimandare le cose che dobbiamo fare, o riduciamo il nostro impegno, lo facciamo perché cerchiamo di proteggerci, in modo che qualora arrivi un cattivo risultato attribuiremmo la colpa al poco impegno e non alle nostre capacità e al valore personale. Ci capita spesso di sentire le persone che dicono di studiare poco o nulla: "Non ho studiato quasi nulla per questo esame". Perché? Perché se dovessero "fallire" avrebbero la scusa pronta. Chiunque finisca nel loop del procrastinare fronteggia una sorta di sensazione di blocco. In queste circostanze ci troviamo in balia di due forze opposte: la spinta a realizzare il nostro compito e la paura di fallire. Per uscire da questo loop la paura di non portare a termine deve superare la paura di fallire. Come rompere il ciclo della procrastinazione? Ecco tre strategie. 1. Sii consapevole di quello che stai facendo e perché Per gestire la procrastinazione è fondamentale conoscere le dinamiche del suo funzionamento. È probabile che rimandiamo le cose per proteggerci e non perché ci autosabotiamo! È importante riconoscere quando facciamo altre cose perché, in realtà, stiamo rimandando compiti più importanti. A volte è ovvio, come per esempio guardare una serie televisiva prima di scrivere il report della riunione a lavoro. Altre volte è mascherato, come sistemare dei file sulla scrivania prima di cominciare a lavorare al nuovo progetto assegnato. Cominciamo a identificare in quali attività ci imbattiamo quando procrastiniamo: passare il tempo su Netflix, fare pulizie, fare un sonnellino, shopping su Amazon etc. Il primo passo è la consapevolezza. 2. Altera l'equilibrio Il modo in cui portiamo a termine un compito è legato strettamente ai motivi che ci spingono a farlo e ai motivi che ci spingono invece a non farlo. Molto spesso pensiamo di tirarci indietro rispetto a qualcosa perché non vogliamo farlo semplicemente. Dimentichiamo che in alcuni casi la paura di fallire prende il sopravvento sulle motivazioni per cui vogliamo fare qualcosa. In questo caso bisogna fare un passaggio importante, analizzare tutto quello che ci spinge ad imbatterci in quell'attività , ricordandoci quanto sia affine ai nostri obiettivi e ai nostri interessi personali. A quel punto, se risulta complessa da mettere in atto, va fatta una scomposizione in piccoli passi. 3. Metti in discussione le tue credenze È importante smussare le credenze che ci hanno spinto a procrastinare, come "Le mie capacità definiscono il mio valore personale". Il punto è che le nostre capacità non definiscono realmente il nostro valore personale. Il nostro valore è legato a qualità come la gentilezza, premura e le nostre stesse vulnerabilità che appartengono al genere umano tutto.



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