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  • Immagine del redattore Dr Maria Teresa Caputo

Essere di supporto ad un proprio caro con il cancro

Il lavoro principale di uno psicologo è riuscire a tradurre in parole i vissuti emotivi. È molto complicato riuscire ad etichettare e descrivere il modo in cui ci sentiamo. Il primo passo da fare è aiutare l'altro a trasformare le emozioni in un linguaggio comune da usare per esplorare i nostri vissuti emotivi.

Quando facciamo fatica ad usare le parole giuste per descrivere il modo in cui ci sentiamo, l'utilizzo di metafore potrebbe essere un modo costruttivo per comunicare in maniera più adeguata il nostro mondo interno. Un tipo di psicoterapia, l'Acceptance and Commitment Therapy (ACT) fa riferimento all'applicazione di metafore per guidare il soggetto nel miglioramento dell'umore. Nell'ACT, ad esempio, si utilizza spesso la metafora delle sabbie mobili quando si parla di pensieri ed emozioni.

Più proviamo a contrastarli, più finiamo per affondarvici. Se al contrario lavoriamo sull'accettazione dei nostri pensieri e parole, soffriamo di meno.

Molto spesso, le persone affette da cancro si ritrovano a gestire metafore come battaglia, lotta, viaggio nel riferirsi alla propria malattia al momento della diagnosi. Se da un lato queste metafore possono avere un scopo motivazionale, la ricerca ha messo in risalto che di fatto possono fornire l'effetto opposto.

È stato evidenziato che usare l'espressione "combattere una guerra" per alcuni non aiuta nella gestione della propria diagnosi, al contrario li mette dinanzi alla prospettiva che la loro condizione è insormontabile e fuori dalla loro possibilità di controllo.

"Che succede se non ho le armi giuste per combatterla? Se non ce la faccio, vuol dire che ho perso?". Potrebbe richiedere la necessità di dover restare impassibili, il che potrebbe portare il paziente a sviluppare sentimenti ulteriori di solitudine. Uno studio realizzato David Hauser e Norbert Schwartz ha fatto emergere che i soggetti che erano stati esposti all'ultilizzo di metafore sul cancro come guerra e battaglia avevano maggiore probabilità di valutare la terapia per la loro malattia come più faticosa da sopportare rispetto a coloro che non erano stati esposti. Inoltre, avevano maggiori probabilità di sviluppare idee a sfondo fatalistico sulla loro condizione, come, ad esempio, l'idea che c'è poco da fare per prevenire i tumori.

Allo stesso modo, riferirsi al cancro come ad un viaggio o un percorso da attraversare, per alcuni consente di leggere i propri progressi nel corso del trattamento come un processo graduale passo dopo passo; per altri questa prospettiva può essere negativa, mettendo in risalto il fatto che il viaggio è qualcosa che scegliamo di fare, mentre non scegliamo di avere il cancro.

L'utilizzo di metafore è importare perché va a plasmare il modo in cui vivremo quell'esperienza. L'attribuzione di metafore fornite da altri nella diagnosi del cancro può generare nel paziente ulteriore senso di frustrazione, la sensazione di non sentirsi capita/o e di essere ingiustamente etichettata/o. Sembra che non sia data loro la possibilità e lo spazio di costruire significati diversi, a maggior ragione quando a costruire la metafore è un'autorità come un medico o un'organizzazione. Molto spesso, anche se si hanno buone intenzioni, anche parenti ed amici finiscono per etichettare la malattia con metafore proprie. L'esperienza con il cancro è soggettiva per questo va dato ampio spazio alla persona di trasformare quel vissuto usando le metafore che più sono adatte per lei/lui.

Sulla base di quanto detto, cerchiamo tre punti di cui tenere conto nel supporto ad una persona con il cancro.

Sviluppa consapevolezza

Preso atto che l'utilizzo delle metafore ha un impatto significativo sulla condizione del paziente, comincia a valutare con attenzione il linguaggio che usi. Per esempio, l'utilizzo dell'espressione "lato positivo" va ponderata tenendo conto che di fronte ci potremmo trovare una persona infastidita, trovando alquanto complicato immaginarsi la possibilità di un lato positivo in una situazione come la sua. Attraverso un processo di consapevolezza, abbiamo l'opportunità di cucire un linguaggio su misura che può essere d'aiuto e non di ulteriore carico alla sofferenza.

Mostrare curiosità

Potrebbe essere utile chiedere semplicemente in che modo la famiglia, gli amici e il paziente descrivono la loro esperienza. La metafora della battaglia gli è utile? Chi si ritrova a fare i conti con il cancro molto spesso si ritrova rappresentazioni del suo vissuto che non suonano familiari, ad esempio i media tendono a drammatizzare e a ipersemplificare la malattia. Porre un quesito diretto è il punto di partenza perché siano loro stessi ad attribuire significati personali circa la loro esperienza.

Lavorare in squadra

Potrebbe essere che la persona fa fatica a trovare il modo per descrivere come si sente. Questa rappresenta una buona opportunità per aiutarla in questa ricerca.

Non esistono metafore buone e metafore cattive: ognuna di esse possiede punti di forza e punti di debolezza che possono essere più facilmente compresi se visti all'interno del contesto della persona alla quale ti rivolgi. Mostrare sensibilità, rispetto e curiosità è un buon punto di partenza nel sostenere la persona cara e farla sentire capita.

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