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  • Immagine del redattore Dr Maria Teresa Caputo

L'ansia ai tempi del Coronavirus


La diffusione della malattia ormai nota a tutti come COVID-19 sta avendo un impatto significativo sulla salute mentale, registrando un incremento dei disturbi d'ansia in tutto il mondo. I disturbi d'ansia avevano comunque una postazione importante tra le malattie in tutto il globo, si stima che 284 milioni di persone ne soffrono. In Italia, a soffrire d'ansia sono 2.8 milioni nel 2018. I fattori ambientali che incidono sull'insorgenza di disturbi d'ansia sono il trauma infantile e le esperienze di vita. Esiste tuttavia una componente genetica: uno studio postato sulla rivista Psychiatry and Clinical Neuroscience nel 2015, sostiene che l'ereditarietà ha un impatto che va dal 30 al 50 percento nell'insorgenza dei disturbi d'ansia.

I circuiti dell'ansia

Dove è collocata la paura nel nostro cervello? Le regioni interessate sono l'amigdala, la porzione ventromediale dell'ipotalamo, l'ippocampo, il nucleo accumbens, lo stria terminale, svariate aree della corteccia prefrontale, la corteccia insulare.

L'amigdala si trova nella regione del lobo medio-temporale ed è parte del sistema limbico. Si tratta di una rete neurale che gioca un ruolo fondamentale nell'apprendimento di emozioni e comportamenti. In particolare svolge una funzione importante nella regolazione della paura e di altre emozioni. L'ansia di per sé non è patologica ma ha una funzione adattiva. Rappresenta il modo in cui il nostro organismo risponde alle situazioni stressanti e ci permette di identificare le possibili minacce, consentendoci di metterci al sicuro. È proprio l'amigdala a valutare se uno stimolo è pericoloso e a comunicare se ci dobbiamo preoccupare o meno in una situazione. Una volta riconosciuto un pericolo, scatta un vero e proprio allarme, il nostro corpo attiva il sistema nervoso simpatico che ci prepara all'azione per fronteggiare la minaccia incrementando i livelli di adrenalina e di cortisolo.

Cosa facciamo quando abbiamo paura? Scappiamo o attacchiamo. Tuttavia, un eccesso di ansia è controproducente nella misura in cui non risponde adeguatamente alla gestione della minaccia, anzi costituisce un'arma potente per sbatterci contro totalmente. Quando siamo in uno stato di agitazione elevata, non siamo in grado di attivare correttamente quei processi cognitivi superiori (ragionamento, problem-solving, pianificazione, memoria, attenzione) al 100 per cento che ci permettono di attuare adeguate strategie di coping per fronteggiare una difficoltà. Questo perché i processi cognitivi superiori sono mediati dalle aree corticali superiori che sono ipoattive quando siamo molto in ansia, essendoci invece un' iperattivazione delle aree corticali inferiori (il sistema limbico).

L'ansia nella gestione della pandemia

Torniamo all'ansia dovuta alla pandemia che stiamo vivendo: preoccuparci per la situazione è del tutto normale ed è funzionale perché ci permette di mettere in atto comportamenti che ci preservano, come per esempio restare a casa e limitare i contatti sociali per prevenire il contagio.

La prevenzione riduce l'ansia.

Ma una risposta eccessiva di ansia, in una condizione di incertezza come quella che stiamo vivendo, può portare le nostre menti a sovrastimare la reale minaccia, non permettendoci di accedere alle risorse di cui siamo capaci per gestirla e si trasforma in un vero e proprio panico. Il panico ci fa facilmente cadere in decisioni avventate e irrazionali come ad esempio prendere d'assalto i supermercati, poco dopo l'edizione straordinaria del Tg nella quale il nostro presidente del consiglio ha dichiarato l'Italia intera zona protetta, o l'incremento di atteggiamenti xenofobi nei confronti di comunità minoritarie.

In situazioni di minaccia, la nostra mente tende a semplificare la realtà creando un nemico comune che sia visibile contro cui combattere.

Inoltre, il panico è contagioso esattamente come il virus che stiamo affrontando: se sei in panico, è molto probabile che lo diffonderai tra le persone vicino a te. Per ridurre l'ansia è fondamentale ridurre l'esposizione mediatica, limitando gli accessi compulsivi agli aggiornamenti perché portano ad un escalation dello stato d'ansia, accelerando l'aumento di pensieri automatici catastrofici. Lo stato di agitazione eccessiva, inoltre, verrà trasmesso anche sui bambini, che inevitabilmente porranno quesiti sulla questione coronavirus e ci dobbiamo far trovare pronti a rispondere gestendo adeguatamente anche le loro di paure.

  • Per limitare l'ansia, affidiamoci solo a fonti istituzionali che forniscono informazioni attendibili come quello della Protezione civile e del Ministero della Salute.

  • Riduciamo l'ansia, riducendo l'esposizione al rischio.

  • Non imbarazziamoci o proviamo vergogna perché seguiamo con cura le indicazioni del Ministero della Salute come lavarsi le mani frequentemente, stare a casa, ridurre al minimo i contatti sociali dal vivo etc. I

  • noltre, in questa situazione di incertezza, dove ci viene chiesto qualcosa di totalmente impensabile per la nostra forma mentis, ossia di ridurre all'osso i contatti sociali, è fondamentale mantenere intatte quelle attività che fanno parte della cura di sé come ad esempio la meditazione, mangiare sano, dormire il giusto numero di ore, l'attività fisica, parlare a telefono con un amico.

Questo ci aiuterà a ridurre le somatizzazioni generate dall'ansia.

Quali sono i sintomi dell'ansia ?

I sintomi comuni dell'ansia includono disturbi del sonno, difficoltà a concentrarsi, preoccupazione incontrollata, rimuginio, agitazione, irrequietezza, sudorazione, tensione muscolare, iperventilazione, evitamento, accelerazione della frequenza cardiaca, disturbi gastrointestinali, sensazione di perdita di controllo, sensazione che una catastrofe giungerà da un momento all'altro, ipervigilanza e ipercontrollo. I disturbi d'ansia inseriti nel manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali (DSM-5) sono il disturbo d'ansia di separazione, il mutismo selettivo, il disturbo d'ansia sociale, il disturbo d'ansia generalizzata, la fobia specifica, il disturbo di panico e l'agorafobia. Il disturbo post traumatico da stress e e il disturbo ossessivo compulsivo sono strettamente correlati ai disturbi d'ansia ma vengono inseriti n altre classificazioni del DSM-5.


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